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lunedì 30 gennaio 2012

Camille Rose Garcia. Alice's Adventures in Wonderland.

Wonderland è un party psichedelico in una scena dark e post-punk sulla West coast americana, precisamente nella periferia di Los Angeles, l'Orange County, all'ombra di Disneyland. Questo è ciò che trova l'Alice di Camille Rose Garcia giù nella tana del coniglio; un'esplosione di colori acidi, gialli, rosa, viola e rossi e tanti personaggi misteriosi e un po' minacciosi. Sin dalle prime pagine Alice si trova a suo agio, sa come gestire le creaturine ostili, l'uso dei Drink me e degli Eat me. Non la spaventa nemmeno la Regina di Cuori perché lei è una ragazzina spigliata e intelligente e sa come tenerle testa e come godersi quel fantastico mondo. Ciò che la mette in fuga è la triste, realistica consapevolezza che quell'avventura è stata solo un sogno. 

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Titolo: Alice's Adventures in Wonderland
AutoreCamille Rose Garcia Agnieszka Stachowicz, Lewis Carroll
TestoLewis Carroll
IllustratoreCamille Rose Garcia
Progetto grafico: Agnieszka Stachowicz
Dimensioni:  22x15,5 cm
Pagine: 160
Copertina: rigida con sovraccoperta
Illustrazioni: 55 tavole a colori 
Lingua: inglese
Editore: Collins Design, HarperCollins Publisher Inc., 10 East 53 Street, New York, NY 10022, USA, tel:+01-212-207-7000, e-mail: collinsdesign@harpercollins.com,
Edizione: 2010
Stampa: Stampato in USA
ISBN: 0-0618-8657-2
EAN: 978-0-0618-8657-7
$ 16.99


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Regalato da Antonio il 18 gennaio del 2012 a Carlisle PA.
Acquistato a gennaio del 2012 su Amazon.com.

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Biografia di Camille Rose Garcia

E' un'artista americana nata nel 1970 a Los Angeles in California. E' figlia di un regista attivista anti-Vietnam messicano e di una pittrice di murales. A causa del divorzio dei genitori, avvenuto quando Camille era ancora piccola, è cresciuta assieme a sua sorella solo con la madre. Fin dai quattordici anni lavora sui murales con sua madre e allo stesso tempo viene su nelle periferie dell'Orange County, visitando Disneyland e andando a spettacoli Punk con altri giovani disincantati della sua generazione.
Nel 1992 consegue il suo BFA (Bachelor of Art) presso l'Otis College of Art and Design e nel 1994 riceve il Master of Fine Art presso la University of California a Davis. Sei anni di università lasciano Camille delusa e amareggiata tanto che decide di ritornare a casa a Huntington Beach in California dove comincia a suonare in una band: The Real Minxs.
I suoi lavori sono narrazioni fiabesche, piene di personaggi e scenari paurosi mescolati a una nostalgica cultura pop rivisitata secondo il punto di vista della società odierna, che fungono da critica a una società capitalistica alla deriva. Il suo stile narrativo discontinuo è stato molto influenzato dalla scrittura cut-up di William Burroughs e dai film surrealisti; si possono trovare anche forti riferimenti ai primi cartoni animati Disney e a quelli degli studios Fleischer. 
I lavori di Camille sono stati esposti a livello internazionale negli stati Uniti e in Europa; compaiono anche nella collezione permanente del LACMA (Los Angeles Country Museum of Art) e al San Jose Museum of Art. Durante la sua carriera è stata vincitrice di  premi come lo Stars of Design Award ottenuto nel 2009 e di borse di studio come la Payson’s Governors’ Fellowship nel 1994 e la U.C. Regents Fellowship Award  nel 1992 e nel 1993.


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Alcuni titoli pubblicati

Beauchamp, Monte. New & Used Blab! San Francisco, CA: Chronicle Books, 2003.
Eggers, Dave. Mcsweeney's 17: Made to Look Like It Came in Your Mailbox. San Francisco, CA: McSweeney's Quarterly Concern, 2005.
Garcia, Camille R. The Saddest Place on Earth: The Art of Camille Rose Garcia. San Francisco, CA: Last Gasp, 2005. 
Garcia, Camille R. The Magic Bottle. Seattle, WA: Fantagraphics, 2006.
Garcia, Camille R, Susan Landauer, Doug Harvey.Tragic Kingdom: The Art of Camille Rose Garcia. San Jose, CA: San Jose Museum of Art, 2007.
Carroll, Lewis, Camille R. Garcia. Alice's Adventures in Wonderland. New York, NY: Collins Design, 2010.
Baum, Frank L., Camille R. Garcia. The Wonderful Wizard of Oz. New York, NY: Collins Design, 2011.
Garcia, Camille R. Mirror, Black Mirror: The Art of Camille Rose Garcia. San Francisco, CA: Last Gasp of San Francisco, 2011.
Grimm, Jacob, Wilhelm Grimm, Camille R. Garcia.Snow White. New York: Harper Design, 2012.


Mostre personali

1995. Bodysnatcher. Southern Exposure. San Francisco, CA
1999. Domestic Intrusion. KBLT Pirate Radio. Los Angeles, CA
2001. The Soft Machine. Merry Karnowsky Gallery. Los Angeles, CA
2002. Retreat Syndrome. Merry Karnowsky Gallery. Los Angeles, CA
2003. Operation: Opticon. Merry Karnowsky Gallery. Los Angeles, CA
2004  Plan B. Merry Karnowsky Gallery. Los Angeles, CA
2004. Works on Paper. OX-OP Gallery. Minneapolis, MN
2005. The Saddest Place on Earth. Grand Central Art Center. Santa Ana, CA

2005. Cavern of Sorrows. Mondo Bizarro Gallery, Rome, Italy
2005. Dreamtime Escape Plan. Vacio 9 Gallery, Madrid, Spain
2005. Ultraviolenceland. Merry Karnowsky Gallery. Los Angeles, CA
2006. Doomcave Daydreams. Merry Karnowsky Gallery. Los Angeles, CA
2006. Subterranian Death Clash. Jonathan Levine Gallery. NYC
2007. Escape to Darlingtonia. Merry Karnowsky Gallery. Los Angeles, CA
2007. Tragic Kingdom. San Jose Museum of Art. Mid-Career Survey San Jose, CA
2008. Ambien Somnambulants. Jonathan Levine Gallery. NYC
2008. The Grand Illusion. Merry Karnowsky Gallery. Berlin, Germany
2009. The Hydra of Babylon. Merry Karnowsky Gallery. Los Angeles, Ca 
2010. Down the Rabbit Hole. Merry Karnowsky Gallery. Los Angeles, Ca

2011. Snow White and the Black Lagoon. Michael Kohn Gallery. Los Angeles, Ca

Mostre collettive

1994. Re:Drawing. Southern Exposure. San Francisco, CA.
1995. Millenium Coming: The New Degenerate Art. The Lab. San Francisco, CA
1995. Radical Ink. Spaces. Cleveland, Ohio.
1995. X-Sightings. Anderson Gallery. Buffalo, NY.
1995. These Fantasies Are Normal. HERE art. New York, NY.
1997. Girls Girls Girls. Southern Exposure. San Francisco, CA.
1998. Cheap Thrills. The Lab. San Francisco, CA.
1999. Los Cartoonists. Self Help Graphics. Los Angeles, CA.
2000. The Happiest Place On Earth. Merry Karnowsky Gallery. Los Angeles, CA
2000. Uncommercial work by Commercial Artists. La Luz De Jesus Gallery. Los Angeles, CA.
2002. Juxtapoz 8th Anniversary Show. Track 16 Gallery. Los Angeles, CA.
2002. Decipher. 450 Broadway Gallery. New York, NY.
2003. Recent Works. Roq La Rue Gallery. Seattle, Wa.
2003. Cruel and Unusual. Sixspace Gallery. Los Angeles, Ca.
2004. Zivilgeneratur. Papirossa Gallery. Berlin, Germany.
2004. Spinning Yarns. Riviera Gallery. Brooklyn, NY.

2008. In The Land of Retinal Delights. Laguna Art Museum. Laguna Beach, Ca
2010. Art From The New World. Bristol Museum. Bristol, England
2010. Pop Surrealism. Museo Carandente Palazzo Collicola. Rome, Italy

2010. 25th Anniversary Show, Michael Kohn Gallery, Los Angeles


Attorno a Camille Rose Garcia. Bibliografia minima.

Williams, Robert, Carlo McCormick, Larry Reid, Kirsten Anderson. Pop Surrealism: The Rise of Underground Art. San Francisco, CA: Ignition Pub. / Last Gasp, 2004.
Jordan, Matt D. Weirdo Deluxe: The Wild World of Pop Surrealism & Lowbrow Art. San Francisco, CA: Chronicle Books, 2005.
Marisa Solis, "Army of Darkness: Camille Rose Garcia Fights the Forces of Evil," Juxtapoz #62, March (2006).
Klanten, Robert. The Upset: Young Contemporary Art. Berlin: Gestalten, 2008. 

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Intervista: Camille Rose Garcia.

Ho notato negli ultimi anni il lavoro di Camille Rose Garcia e l'ho apprezzato ritenendolo artisticamente di valore straordinario, ma finché non mi sono seduto a bere un paio di tazze di caffè con lei a New York, non sono stato in grado di rendermi conto pienamente di tutti i significati celati in esso. Camille non è solo la persona più alla buona che potete incontrare, ma è anche una delle più consapevoli. Lei persegue fermamente le sue cause mantenendo il suo ottimismo fanciullesco. Camille ha fatto di tutto dalla grafica per snowboard all'illustrazioni per libri per bambini e vari altri progetti nel frattempo, ma non aspettatevi da lei molti lavori commerciali, in qualunque momento lei ha subito seguito la vera chiamata attraverso la sua pittura e i suoi giocattoli fatti a mano. Onestamente penso che il mondo sarebbe migliore se seguisse gli ideali e i valori di Camille Rose Garcia. Leggete e ascoltate cosa ha da dire.

Camille, raccontami un po' della tua vita dall'infanzia fino ad ora.
Bene, sono nata a Los Angeles. I miei genitori erano entrambi artisti; si sono incontrati alla scuola d'arte a San Francisco. Erano entrambi pittori. Poi sono andati in Perù con Peace Corps e hanno fatto quel tipo di roba. Così sono cresciuta in una famiglia molto "artistica" e "cool", anche se i miei genitori hanno divorziato quando io avevo circa un anno, poi è stata una sorta di me, mia madre e mia sorella. Così mia mamma mi ha fatto molta scuola. Ho cominciato a lavorare con lei a diciassette anni, dipingendo murales e altra roba. Mi ha insegnato molto su come miscelare le pitture e altre cose come quelle. In seguito sono andata alla scuola d'arte e mi hanno insegnato molte di quelle cose, ma io avevo iniziato a impararle molto prima. Così, sono cresciuta a Los Angeles, poi ci siamo trasferite a Orange County quando avevo cinque anni e là era molto strano. (ride) Era tutto bianco, con periferie spaventose tipo Edward Mani di Forbice. Mia mamma era francese e tedesca, ma mio padre era messicano, così noi eravamo i poveri bambini neri, come dire, tutte le ragazze:" oh, Garcia è il tuo cognome?" e tutte le solite sciocche cose razziste. Così, Orange County come Huntington Beach per me erano posti in cui mi sentivo diversa perché non ero molto sportiva ma più angosciata e depressa. Poi ho cominciato ad andare a vedere dei gruppi, quando avevo tredici, quattordici anni. Band come The Vandals, gli X, non ho mai visto The Germs, perché lui è morto prima che potessi andare, i DOA e i Social Distortion. Chuck Biscuits che era considerato come il più divertente batterista sulla terra, era in questa band con il mio fidanzato del tempo, così finirono per suonare nel nostro garage e io andavo a vederli suonare dopo la scuola quando avevo quindici anni, era molto bello, ma poi loro iniziarono a farsi e anch'io "ok, questo è un po' brutto". Poi, finita l'high school tornai a Los Angeles per andare alla scuola d'arte; per tutto il tempo che ho frequentato il college sono stata sempre pulita. (ride) Poi andata a scuola a San Francisco, sono stata in una band per un po'. Si chiamavano The Real Minks. Questo è stato dopo la grad school ed è stato bello. Dopo la grad school ero così stanca delle cose accademiche e, capisci, mi faceva diventare pazza parlare di arte tutto il tempo. Così ero, come dire, "voglio stare in una punk rock band". Questo era quello che volevo fare veramente e in quel momento ero molto, molto povera che dovetti ritornare a Orange County per un po'. Ero come "argh, fanculo all'arte, non ne voglio fare più". Così stetti nella band per due anni e non feci nulla d'arte in quel periodo. Così passò un po di tempo e vidi che Clayton Brothers e Mark Rydens lavoravano e io ebbi una sorta di re-ispirazione. E' stato tipo "wow, che bello", e stavo già facendo un sacco di quella roba e roba narrativa con la tecnica del collage. Tutti facevano della pittura informe e minimalista, roba modernista e io non avevo nessuna relazione con tutto ciò; molte persone mi dicevano di quello che stavo facendo "questa non è arte", così quando cominciai a vedere che gli artisti di Los Angeles  facevano il tipo di roba che io già facevo, ero tipo "ok". Smisi con la band e dissi a me stessa "inizierò di nuovo a dipingere". Così la scena di Los Angeres cominciò a diventare interessante, tutti quegli artisti cominciarono a fare quel tipo di d'arte. Non so bene perché fosse così impiantato a Los Angeles e ancora non riesco a capire quella parte, ma penso che sia stato il mondo che era pronto a vedere qualcosa di più divertente venire fuori dall'arte.

Raccontami della tua casa a Los Angeles.
E' bella, vivo a Bachelor Park che è vicino Silver lake. E' nelle Hills.

Jeremy mi ha raccontato della vasca da bagno scaldata a legna.
(ride) Noi siamo dei totali fricchettoni. L'intera famiglia dalla parte di mia mamma è cresciuta in una casetta nel nord della California, che mio nonno ha costruito sulle sequoie con tipo sette fratelli e sorelle, così noi andavamo sempre là ogni estate quando ero piccola. Mi sento molto ispirata quando sono fuori nella natura (ride). Ma sì, Jeremy dice che questa vasca sembra come una di quelle cose tremende da campo nudista, ma è bellissima invece. Per tutto il tempo che la fa dice "questo è eccessivo, noi non usiamo mai queste cose". Ma è veramente la cosa più bella. Profuma di cedro ed è assolutamente silenziosa e noi viviamo in cima alla collina così abbiamo questa vista incredibile della città e delle cose.

Come pensi che essere cresciuta nella scena cosiddetta punk abbia interessato il tuo pensiero e in quale maniera tutto questo ha influenzato la tua arte?
Penso che mi sono sempre avvicinata all'arte nella stessa maniera di molte mie band preferite. Band come The Clash e i Dead Kennedy's fanno della buona musica che in alcuni casi suona molto divertente, ma contiene una critica sociale. Non ho visto molto di questo nell'arte della mia generazione, anche se è sempre esistito, per tutto il tempo, attraverso l'Espressionismo tedesco, e molti artisti messicani mantengono questa critica sociale, facendo arte che la gente media in strada può capire. Voglio sempre fare arte che la gente possa capire, ma che porti anche qualche interesse sociale. Alla scuola d'arte non c'era questa critica, o se c'era era molto noiosa, così volevo, in realtà, creare dell'arte che non fosse solo super divertente da guardare, ma che se foste in cinque o quindici e odiaste l'arte, vi continuerebbe a piacere, e vi ci relazionereste e la capireste e che continuerebbe a portare quell'intera critica sociale che è tipo lo stesso approccio che molte delle mie band preferite hanno preso.

Che tipo di progetto punk hai fatto in questi anni e hai qualcosa che ancora va avanti?
Bene, tra i lavori ho un sacco di rock band parlate, che sono un tipo di band di cui tu parli, ma che mai proverà o suonerà, crei il nome e disegni i posters nella tua testa. Possiamo iniziarne una se vuoi... devi solo trovare il nome con me. No, ma il mio prossimo progetto punk rock è... be', ho sempre avuto questa fantasia di ritirarmi e di diventare una eremita e di non parlare o di non preoccuparmi di parlare con nessuno. Voglio dire, che cos'è più punk di questo? Tipo che oh, Rolling Stone chiama e ti vogliono intervistare, per una bella somma di dollari e tu "non m'interessa quanto vogliono pagarmi, non la farò". Voglio dire, è bello ora perché ho accumulato un po' di successo con la mia arte e i fan e i collezionisti sono tutti fantastici, ma è opprimente alcune volte. Ho bisogno di tempo per fare la mia arte, così devo dire di no a un sacco di cose. E' difficile quando si tratta di una buona causa come una scuola o qualcosa di buono, capisci?

Entrare in argomenti politici è un tema ricorrente del tuo lavoro, cosa ne pensi della politica estera americana e della politica estera?
(ride) Be', questa è una buona domanda carica di enorme significato. Um, io penso a questo punto che gli ideali dello stato, è come... sì, tu puoi anche marciare per le strade e protestare ma fino a che non rappresentano il volere del popolo non servono a niente. Non so come cambiarli a quel livello. Voglio dire, negli anni sessanta, quando funzionava, protestando in strada, ma poi la CIA ha capito come usarli attraverso il controllo delle masse e la propaganda. Così una volta che controllano tutto è come "ok, questa tecnica non funziona più". Quello che penso che stia per accadere veramente è che l'economia globale sta crollando. Sembra che è così che sarà, che da un lato potrebbe essere una buona cosa in termini di riscaldamento globale e di quel tipo di cose. Perché allo stesso tempo prima o poi finirà tutto il petrolio e tutte le cose smetteranno di essere in sovrapproduzione e la gente smetterà di vendere, comprare e fabbricare tutto quel tipo di roba, e lascerà la terra riposarsi per un po', noi potremo essere in grado di comperarci per pochi anni ancora. Ma non so se è già troppo tardi. Sembra come se ci sarà un caos globale totale per i prossimi anni o per un po' di tempo. A me sembra solo che le cose stiano andando di peggio in peggio sempre più velocemente. Fino a che esisterà l'intero meccanismo che spaventa la gente; loro non si ribellano se hanno paura, è solo parte del meccanismo di controllo. Poi ci sarà tutta quella roba che è vera. Io non credo che tutte le minacce siano vere, ma l'allarmismo generale è reale, il grosso deficit è reale, la fine del petrolio è reale, tutte queste cose sono vere. Ma il terrorismo, non so quanto sia reale, è una semplice scappatoia per i nostri leader di togliersi dalle responsabilità. Penso che, di base, a livello molto personale e spirituale, se ogni persona si prendesse alcune responsabilità, sai, fino a diventare tranquilla con gli altri e non stronza, questa sarebbe la sola vera rivoluzione che credo possibile in questo momento.

Dal momento che sei cresciuta in questo tipo d'atmosfera anti-istituzionale, in che maniera ha influenzato il tuo modo di scegliere i tuoi progetti più commerciali?
Sono sempre stata veramente indecisa su questo, e ora non sto facendo nessun progetto commerciale. Per un po' ho fatto illustrazioni solo per fare un po' di soldi, ma ora non ne sto facendo. A meno di cose come Jello Biafra e The Melvins, gli sto facendo le copertine. Questo è un progetto molto divertente. Ho fatto la stessa cosa per la Converse, ma è tipo "ok, io le indosso", così è stato bello perché è qualcosa che indosso. Ma poi la stessa compagnia mi ha detto "noi ti vogliamo per fare qualcosa per la Sprite, stiamo cercando di introdurla nel mercato rivolto ai ragazzini di città". Credo che sia stata una delle cose più diaboliche. Io non bevo robe gassate e non riesco a credere che loro mi abbiano chiesto di farlo con il terribile problema dell'obesità nei bambini. Non dovrebbero vendere bevande gassate ai bambini. Così gli ho detto "No, non posso prendere parte a tutto ciò". Ma è difficile, anche con i giocattoli di plastica. Non sono attratta da tutta quella roba fatta in Cina. Sono più attratta da oggetti di produzione locale e fatti con responsabilità. Ma di questi tempi tutto è fatto in Cina! Sono arrivata finalmente al punto in cui io posso fare delle scelte, altri artisti dovrebbero essere nella mia stessa posizione; ok, tu hai bisogno di soldi e io non posso avercela con te per questo, ma per me personalmente, sto cercando di scegliere progetti che ritengo socialmente più responsabili o che riguardano cose che uso o che mi piacciono. Ma se c'è qualcosa che non mi rappresenta, non la faccio. Non m'interessa quanto denaro perdo non facendola.

Alcuni dei tuoi lavori hanno un look simile a quello dei vecchi cartoni come Felix the Cat, Betty Boop e altri. Quanta ispirazione hai tratto da tutti gli illustratori dei vecchi cartoni?
Sì, quando avevo quattro o cinque anni disegnavo ossessivamente Felix, Bugs Bunny, Betty Boop e tanti altri. E' stata la prima forma d'arte narrativa ad interessarmi. Immagino che non sarei mai cresciuta veramente senza di loro, capisci? C'è stata una fase durante l'high school in cui li ho fatti per un po', ma poi finalmente ci sono ritornata sopra. La cosa più bella dei cartoni di allora è che gli illustratori erano veramente bravi e impiegavano un sacco di tempo per farli. Era come un mestiere e in quei cartoni c'era molta critica politica e sociale. C'erano i cartoni di propaganda della Warner Brothers contro Hitler; ora questo non si può fare, ma sì, mi piace molto quella qualità narrativa che parla a persone di tutte le età.

Considerando i recenti riconoscimenti da parte di molti accademici e critici, in che direzione credi che andrà la scena artistica di basso profilo nei prossimi anni e credi che tutte queste attenzioni siano positive o che in un certo modo possano condurre a una commercializzazione?
Penso che molti artisti che fanno quel tipo di lavoro ora provengano dall'arena commerciale, così per molti di quegli artisti non è un grosso sforzo dire "ok, faccio la pubblicità della Nike". Credo che parte del problema con queste cose sia il fatto che non ci sono finanziamenti per l'arte stanziati dal governo. Perciò molti appoggi finanziari che vanno a sostegno di alcuni di questi bei progetti provengono da queste grosse compagnie, così è molto difficile capire se sono nemici o se ti supportano. Ma con l'arte ad alto livello credo che sia un bene; ogni attenzione che un artista riceve se il suo lavoro è buono penso che sia una buona cosa. Qualunque cosa li aiuti a vendere il loro lavoro e li supporti e gli consenta di fare ciò di cui hanno bisogno è fantastica. Ma ora che c'è un'intera sottocultura sul web, molti musei si stanno ampliando perché molto del pubblico potrebbe essere solo in quelle mostre d'arte. Ma ci sono ancora quelli che rimangono invisibili sulla scena. E' una sorta di universo parallelo, in qualche modo, in cui loro vorrebbero tenere strette le chiavi del regno, ma non è possibile a causa del web. Mentre nel passato erano in grado di controllare tutto, ora non è possibile.

Come molti altri artisti, tu hai fatto molti giocattoli di plastica. Come ti sei fatta coinvolgere personalmente dall'industria dei giocattoli e come si trasformano i giocattoli dall'idea alla realizzazione? Quanto partecipi oltre al concept design?
Faccio giocattoli da quando ero una ragazzina e, assieme a molte delle mostre che ho fatto, ho realizzato dei giocattoli a mano, così ero molto emozionata quando tutti i giocattoli artistici erano stati presi. Per alcuni artisti è un ottimo mezzo per avere qualcosa che qualcuno può comperare senza essere un collezionista. Credo che sarebbe bello se alcune robe non fossero fatte tutte di plastica. Sai, ci sono altre maniere per fare le cose. Voglio dire, personalmente mi piacciono di più i giocattoli di stoffa, di legno e di carta rispetto a quelli di plastica. Ma al di là di questo, credo che sia una cosa emozionante e molto divertente, perché è basata sui personaggi e tu non puoi fare un giocattolo basato sulla pittura di Jackson Pollock. Penso che non funzionerebbe. C'è un sacco di disaccordo, la gente rivendica che non è arte, ma io penso che siano belli. Credo che sia bello avere giocattoli, libri e magliette, proprio della bella merce. Se fossimo in Giappone non ci sarebbero questioni, questo è quello che si fa, non c'è distinzione. Ma ritornando alla domanda sull'arte istituzionale, in quel mondo spesso avere un sito web è considerato strano e di cattivo gusto. Mi sembra una stupida cosa classicista. Questa non è la stessa epoca di cinquant'anni fa e credo che sia molto emozionante. Personalmente mi piacerebbe vedere un po' più di diversità nella maniera in cui vengono prodotti. Sarebbe bello qualcosa come della plastica riciclata. Voglio dire che ne ho fatta una serie. Mi era stata chiesta da un amico a Los Angeles. Ma mi piacerebbe fare più bambole, ma qualcosa che non sia di plastica.

Quando realizzi le bambole di plastica, in cosa consiste la creazione?
Bene, faccio dei disegni di tutti e quattro i loro lati poi vengono spediti a uno scultore, poi vengono spediti in Cina dove fanno un prototipo e io ricerco i colori. Ma è un processo molto difficile per me, perché sono molto attenta e maniaca del controllo per i miei libri, per i miei inviti e per tutto. Se c'è qualcosa che non va bene in un progetto che sto seguendo allora mi indispongo; e questi giocattoli hanno avuto una partita in cui non riuscivano a stare bene in piedi e cadevano perché la loro testa era troppo grande e questo mi ha dato molto fastidio. Se fossi potuta stare là, avrei fatto in modo che non accadesse ma non c'era maniera di poterlo fare. Sarà per la prossima volta, dal momento che voglio fare più giocattoli con altri materiali diversi dalla plastica.

Recentemente è uscito il tuo libro "The Saddest Place on Earth", di cosa parla e perché questo titolo?
Se tu venissi da Orange County probabilmente coglieresti l'allusione immediatamente. Sono cresciuta a Orange County molto vicino a Disneyland, e quando ero piccola potevo andarci per cinque dollari o per veramente poco, così ci andavo davvero ogni settimana per tipo cinque anni. Ero completamente, completamente ossessionata. Lo slogan per Disneyland è "the happiest place on Earth", così io ho scritto di questo e del contrasto tra la parte di Orange County e le altri parti, che è dove vivevo e di come tutti quelli che conoscevo fossero tossici incasinati, che non andavano da nessuna parte, depressi, con questa patina da periferia, ma tutti avevano gli stessi fottuti problemi che avrebbero avuto in città. Non c'è nascondiglio per questa roba, la gente resta disperata e depressa ed è quasi più grave in ambienti come quelli. Così c'era il contrasto tra andare a Disneyland e poi ritornare alla mia vita a casa ed avere la sensazione che fosse un casino. Così pensando al titolo del libro, ho solo pensato a cosa sarebbe stato divertente. Poi, ripensandoci, dov'è il posto più triste al mondo? In modo poco realistico, è una specie di glorificazione. Come se ci fosse un telefilm e l'intera trama fosse "hey, proviamo a trovare il posto più triste sulla terra", e questo sarebbe il loro viaggio. Ma voglio dire, in realtà, che il posto più triste sulla terrà è nella tua testa.

Il tuo lavoro sembra avere qualcosa in più delle sfumature oscure, ma sembra ancora portare questo senso di fondo della magia e della gioia che è la cosa che trovo così affascinante. Raccontami il tuo giorno più magico degli ultimi tempi.
Oh, gli ultimi tempi è oggi! Perché è il primo giorno in cui io non ho niente da fare. Negli ultimi tre anni sono impazzita. Ho appena finito la mostra all Jonathan Levine Gallery ieri e ho intenzione di andarmene alle Hawaii per una settimana e fare completamente Big Lebowski per una settimana. Così, anche se ho ancora i postumi del party a cui sono andata ieri sera e sono completamente distrutta, questo è il giorno più felice da quando non ho più pressioni.

Una nota personale, ieri sera ho incontrato tuo marito Jeremy, che è super tranquillo, così ti devo chiedere, avete in progetto di mettere su famiglia?
Oh, è così tenero. E' divertente che tu me lo chieda. Ce l'ho avuto in testa tutto l'anno passato. Ma c'è questa strana cosa, una specie di cosa non detta di cui la gente non parla ma per gli uomini è facile continuare a lavorare e il loro lavoro può procedere. Ma per una donna artista è un po' diverso perché il mio corpo è pronto a farlo. Ma, sì, come ho detto prima, è qualcosa che io voglio fare... presto.

Un'altra cosa: cosa riserva il prossimo capitolo a Camille Rose Garcia?
Um, eremita, fricchettona, Lebowski, surfista, forse mi trasferisco alle Hawaii per iniziare una mia compagnia di giocattoli: confezionati responsabilmente in California, fatte a mano in piccole tirature. In realtà continuerò a fare quello che faccio e mi preparerò per la prossima mostra.

Traduzione di un'intervista rilasciata da Camille Rose Garcia a Manuel Bello il 16 Novembre 2006 sul sito Crow Dozen


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Camille Rose Garcia: Alice's Adventures in Wonderland

Suicide Girls parla con Garcia per scoprire cosa ha visto quando seguiva Alice e il suo elegante Bianconiglio giù nella insolita tana di Carroll.

Da dove stai chiamando?
Sono nel nord della California. Ho vissuto a Los Angeles da sempre ma ci siamo trasferiti quassù pochi anni fa, e vivo nel mezzo della foresta.

Nella Tua Wonderland?
Sì, nella mia Wonderland. Siamo quasi in Oregon, sette ore a nord di San Francisco.

Come ti è venuta voglia d'illustrare Alice's Adventures in Wonderland?
In realtà, la redattrice della Harper Collins, Liz [Elizabeth Viscott Sullivan, n.d.r.] mi ha chiamata. C'era una certa idea. Era già nella mia testa da un paio d'anni, avevo parlato con la Disney riguardo al fatto di fare qualcosa su Alice in Wonderland. In questo modo è molto più facile, quando ho già un'idea di come voglio fare i personaggi. Quando mi ha chiamata ho pensato che era arrivato il momento giusto per fare il libro. Avevo altri progetti fissati ma, come dire, " posso organizzarmi, posso farlo, posso tirare fino a notte tarda".

Personalmente cosa vedi nella tana della storia di Carroll? E cosa non è stato soddisfatto dalle prime illustrazioni?
Dunque, le illustrazioni originali di John Tenniel sono state sempre tra le mie preferite. Ho qui tre copie del libro perché colleziono storie per bambini. Questa è una delle mie storie preferite perché in realtà è una storia oscura. Lei cade in un buco e nessuno è veramente gentile con lei. Più o meno ogni personaggio che incontra; nessuno è dalla sua parte, in realtà. Così, rileggendolo ho realizzato che io potevo fare un'interpretazione un pochino più "dark" delle illustrazioni originali. Perché tu hai una piccola allusione a quello che sta succedendo, ma in realtà non hai il senso completo. Ci sono anche molti riferimenti alle droghe, così ho voluto che facesse riferimento alla psichedelia.

Dimmi del vocabolario usato nelle illustrazioni.
Dunque, volevo dei riferimenti alla psichedelia. Non sono sicura da dove provengano, probabilmente dal fungo.

Ci sono funghi praticamente in tutte le tue immagini.
Sì, Credo che molte band negli anni sessanta abbiano fatto riferimento ad Alice in Wondeland; suppongo anche i Jefferson Airplane nella famosa canzone White Rabbit. Sembrano esserci molte combinazioni anni sessanta con l'immaginario psichedelico, i colori erano molto brillanti, come qualcosa di molto felice, molti viola, rosa e gialli.
Ascoltavo i T-Rex e David Bowie. Loro sono molto anni settanta, ma considero Bowie molto psichedelico. Volevo quei colori, ma poi i personaggi stessi erano un po' più scuri, un po' più ostili e un po' più severi. C'è questo contrasto tra l'elemento molto brillante con allusione alle droghe e l'elemento più gotico.

Nel modo in cui dipingi Alice, lei potrebbe essere una ragazzina o una donna di trentacinque anni. Sto guardando l'immagine per la poesia iniziale "All in the Golden Afternoon". Tu hai un'Alice che sembra insonnolita come se stesse patendo i postumi della festa della sera prima, ed è circondata da cuoricini e hai disegnato una bottiglia vicino a lei, appoggiata sull'erba, che ha tutta l'aria di essere alcolica.
Sì, decisamente fa abuso di sostanze. Ma quello era qualcosa che avevo trovato interessante nelle illustrazioni originali, Tu non riesci veramente a capire quanti anni abbia, e nel tempo in un sacco d'illustrazioni di Alice l'hanno fatta come una bambina, o più vecchia. Nella versione animata di Disney lei è più una diciottenne, è un sacco più grande. E' stato una sorta di gioco. In una versione ce l'ho più grande e un po' agghindata, un po' più sexy. Ma non volevo entrare in queste questioni.

Sessualizzare un racconto per bambini.
Sì, ho un sacco di fan bambini. Credo ci saranno un sacco di ragazzini di sette anni che lo guarderanno. Volevo mantenere i riferimenti all'alcool e alle droghe perché ho pensato che fosse importante, ma non importantissimo. L'ho fatta dodicenne, sul punto di diventare una persona più grande, ma è venuto fuori "le faccio le tette o no?"

Ha un vestito abbastanza gonfio nella parte sopra, che non lo puoi dire in verità.
Sì, perchè quando lo stavo disegnando ho pensato "avrà una scollatura?" No, in realtà. Quello è stato l'ultimo problema; avrà le tette oppure no? Ma certamente beve, così scommetto che è una dodicenne ubriacona.

E' un'interessante dicotomia con la storia di Carroll. In superficie è una storia per bambini, ma funziona su un altro livello come un incubo tossico per adulti. E la percezione della storia cambia crescendo. Ti ricordi quando l'hai vista con occhi più innocenti? Come è cambiata la tua percezione?
Mi ricordo. Mi ricordo che leggevo la storia e guardavo le illustrazioni originali e ho avuto  una percezione, come dire, "questo è strano". Amavo il coniglio dalla prospettiva di un bambino. Poi, diventata adolescente, ascoltando musica, prendendo funghetti e facendo roba del genere e continuando ad andare a Disneyland, avevano un intero spettacolo di Alice in Wonderland, c'erano stratificati tutti quei riferimenti alla mia adolescenza tossica. Ho anche realizzato quante band e quante altre persone fanno riferimento alla roba più oscura. Ma solo quando ho preso su questo progetto e ho riletto questa storia di nuovo, molto intimamente, cercando di trovare più indizi visivi, ho realizzato quanto è scura. E' come un brutto viaggio. La Regina a un certo punto minaccia di tagliarle la testa, la drogano, in realtà ci sono un sacco di robe pazze. Così, dal punto di vista di un adulto mi ricorda molto quei vecchi racconti popolari germanici in cui i ragazzini venivano sempre uccisi o fuggivano in una foresta o gli succedevano delle vere e proprie cose brutte.

In America tendiamo a volere avvolgere i nostri bambini in petali rosa e polvere blu e raccontargli favole leggere, ma in realtà i gusti dei bambini sono molto più macabri, e credo che sia parte del fascino di Alice. La realtà della Wonderland di Alice è piuttosto da incubo, ma i ragazzini riderebbero allegramente quando la regina grida "via le teste". Ma non vedrai mai le conseguenze. M'immagino sempre le pile rimanenti dei corpi decapitati.
Ho l'impressione che la cultura americana, in generale, sia molto preoccupata di mostrare ai bambini qualunque cosa sia aldifuori del mondo cucciolone-morbidoso di Spongebob. Ma attraverso la storia nelle favole è stato molto importante insegnare alla gente le conseguenze. Spesso i bambini sarebbero morti alla fine o spinti nel forno o decapitati o trasformati in rane. C'erano sempre queste cose molto oscure che accadevano e ho l'impressione che nelle versioni americane di molti racconti per bambini, quegli elementi siano stati ammorbiditi.
Penso che nel tempo in cui stiamo vivendo sia molto importante per i bambini essere consapevoli del fatto che nel mondo accadono delle cose brutte. Ci sono cose di cui aver paura, ma questo è come tu cresci e maturi. Devi dare un volto alle tue paure, così volevo mantenere un po' di quelle cose oscure... La gente sottovaluta i bambini molto in termini di cosa sono in grado di capire. So che ci sono cose appropriate e cose non appropriate, ma credo che la cultura americana in particolare sia molto sterilizzata quando proviene dalla letteratura per l'infanzia.

Ma noi teniamo anche i nostri adulti nella bambagia. Prendo per esempio la guerra del Golfo e la politica di nasconderci i morti e i feriti. Noi non vediamo le conseguenze, i corpi di quelli che abbiamo ammazzato. Non vediamo nemmeno i corpi dei morti delle nostre truppe.
Penso inoltre che dalla cultura Americana siamo molto infantilizzati. Siamo come una cultura infantile che non ha la capacità di affrontare le brutte notizie, e questo è l'atteggiamento prevalente da una parte all'altra dell'America. Anche se parliamo di cose non reali o mostriamo a qualcuno un'immagine di qualcosa di reale che sta accadendo nel mondo, la gente non vuole averci nulla a che fare. Loro non vogliono vedere, non ne vogliono parlare, e io credo che sia veramente una sorta di atteggiamento psicotico il fatto di non occuparsi di quello che sta di fatto succedendo nel mondo, e di non volerlo nemmeno sapere.

Certo, oggi stavo guardando un filmato sugli attori di Jersey Shore che venivano intervistati su un cosiddetto notiziario.
Ooooh, lo stavo giusto guardando e ho pensato che non potevo credere che quel tizo è qualcuno che mi rimarrà dentro...

Questa è tutta una parte di Hollywood e dell'industria principale dell'intrattenimento che in generale è divenuta una sorta di Wonderland per il mondo e che ci distrae dalle cose brutte che accadono sulle quali dovremmo porre la nostra attenzione.
Sembra che più il mondo diventa oscuro e più la gente ha veramente bisogno di distrarsi. Voglio dire, la morte di Michael Jackson è stata trasmessa dalla CNN per tre o quattro mesi escludendo quello che stava accadendo nel mondo. E questo non è molto ben bilanciato.

So che sei cresciuta non lontano da Disneyland, che ha molto in comune con la storia di Carroll. In superficie questa è la Wonderland famosa al mondo, ma d'altra parte, se ci cresci vicino, diventa giusto, per i ragazzini locali annoiati, il posto dove andare a fottersi con le droghe.
Era il posto più bello per calarsi gli acidi. E il contrasto credo che qui sia quest'idea di periferia come il posto più sicuro e più felice. Queste sono le cose che si ottengono dalla cultura occidentale, Disneyland è diventato il culmine, la ciliegina sul più felice, migliore e più sicuro posto in cui stare. Quando in realtà avere un mondo asfaltato con tutte le piante e gli animali indigeni rimossi e sostituiti da piante e animali finti non è qualcosa che il mondo dovrebbe inseguire come meta collettiva. Dunque, certamente ci sono due aspetti di tutto questo.

In tutti i tuoi diversi libri, collezioni e mostre (The Saddest Place on Earth, Tragic Kingdoom, etc.) il tuo lavoro è stato molto influenzato dal fatto che sei cresciuta all'ombra di Disneyland. Sembra che abbia avuto un profondo effetto su di un'intera generazione di ragazzini dell'Orange County. Come è potuta diventare l'Orange County, questa perfetta visione delle periferie anni cinquanta, un così Tragic Kingdom?
Per parecchio tempo ho avuto una forte idea riguardo le relazioni tra periferia e fascismo, che hanno questo über perfetto obiettivo di essere ripuliti da qualunque cosa strana o diversa. C'è una reale xenofobia nell'Orange County che è molto perversa.

Ma poi se guardi i film della Disney, ci hanno messo fino al duemiladieci per distribuire un film con protagonista una principessa nera.
L'immagine della perfezione nella fantasia e nelle favole è completamente rimossa dalle cose multiculturali. Negli anni settanta noi avevamo Sesame Street che stava cercando di introdurre questo, ma credo che per la maggior parte, specialmente in Disney e nella California del sud e nella classe media bianca, l'idea di perfezione non debba coinvolgere altre culture. Disney non ha attraversato altre culture, ma puoi vedere come noi abbiamo una sorta di venerazione per i castelli germanici e per tutte le influenze Europee.

Se guardi in TV, la maggior parte delle fiction e soap opera ambientate nelle periferie creano delle aspettative del tutto irreali. Per esempio, in Desperate Housewives, Mike Delfino è solo un idraulico e vive in questa magnifica casa in periferia da oltre un milione di dollari. I bambini crescono con questa promessa di cosa la vita di periferia potrebbe offrirgli che loro non hanno modo di raggiungere da soli.
Sì, ed è già vacillante, perché i loro genitori in questo momento vengono pignorati e non possono permettersi quelle case. E' un po' come la fantasia collettiva nelle periferie. Non è reale. Non funziona. Questa facciata sta cadendo a pezzi. Questi bambini non devono crescere in quelle culture che non sono preparate a tutto ciò che accade, per combattere oltre le risorse globali e oltre il collasso economico globale. Semplicemente non sono preparati a tutto e per niente a tutto ciò.

Parlando della favola Americana che è venuta a crollare, stavo leggendo un'intervista che tu hai fatto il 16 settembre 2006 pubblicata su di un sito chiamato Crow Dozen in cui molto espressamente avevi predetto la crisi economica globale.
Dunque, ci sono molte altre persone di cui ho letto che ne parlavano molto prima che accadesse. Tutti quei banchieri; ora la grossa bugia è "oh, noi non lo sapevamo". Loro lo sapevano. Se ne è scritto ampiamente. Loro sapevano esattamente cosa stava accadendo e sapevano come avrebbero fatto per ottenere i loro soldi. E' solo diventato parte della bugia collettiva. Questo è il punto. Penso che la cultura americana sia una serie di bugie collettive che ci viene presentata.

Sono d'accordo. Quando la gente stava firmando quei mutui che non sarebbe mai stata in grado di sostenere, stava firmando il retro di una favola. A loro è stata venduta una favola.
Giusto, e insieme al mutuo si prendevano pure le pillole antidepressive. Mi ricorda molto le storie di Philip K. Dick in cui i personaggi prendono queste droghe perché vivono su Marte e vorrebbero far finta di vivere sulla Terra. E' come se tu avessi bisogno di droghe per continuare la fantasia della bugia. Non puoi avere la bugia senza gli antidepressivi.

Immagino che sia quello che hai analizzato nella tua mostra del 2008, Ambien Somnambulants.
Sì, esattamente. Il sonnambulismo. Una cosa interessante, ritornando ad Alice, che di fatto ho trovato veramente incredibile ripensandoci, è il perché ci siano così poche eroine nella letteratura e nella letteratura per ragazzi – specialmente in quel periodo. C'era questa ragazzina che aveva un'opinione, aveva le sue idee sulle cose e non era stata forzata né dagli adulti né da qualcun altro nella storia. In realtà, non ci avevo mai pensato prima. E questa è un'idea interessante. Scommetto che non sarebbe venuta fuori molto spesso da quel periodo. Le ragazzine dovevano essere guardate e non ascoltate e non avevano opinioni.

Questo fa parte del fascino di Alice, lei non dice ciò che ci si aspetta che dica. Il bello è che alla fine si alza nel tribunale e dice agli anziani e alle autorità che non sono nient'altro che un mazzo di carte.
Giusto, e li ribalta e crea anarchia e se ne va.

La cosa più triste del finale per me è che questo gioco di parole si perde perché molte persone oggi non sanno che, al tempo, la parola card era anche un altro modo per dire matto o folle.
Si, i giochi di parole sono molto precisi e molti sono specificamente Inglesi. Ad esempio, non sapevo cosa fosse il merlango e che fosse anche un pesce. Alcune cose sono molto inglesi e del periodo vittoriano. Rileggendolo più attentamente è stato come dire "oh, ok! Non avevo mai capito questa parte". Rileggerlo riga per riga è stato un piacere per pensare a un livello più profondo tutti questi altri temi che ci sono.

Ai bambini s'insegna che devono rispettare ciecamente le autorità e la cosa grande di Alice è che lei non lo fa. Dobbiamo incoraggiare di più questa cosa. Ritornando all'idea di Ambien Somnambulants che molti di noi sono sonnambuli nella vita, ho sempre considerato l'apatia come il più grande catalizzatore del male.
Wow, certo. Senza fare nulla.

Ma ai bambini s'insegna anche che se qualcosa gli viene presentata da qualcuno autorevole non devono metterla in discussione.
Sì. Questo è il punto, ritornare ancora sul suo modo di essere così impegnativa e dogmatica, è una sorta di collegamento al movimento femminista negli anni sessanta e settanta. Tutte quelle cose, tutti quei reggiseni bruciati e ora siamo al punto che i giovani non hanno più modelli regolati da seguire. Anche se sei un grande cantante, devi stare ancora mezzo nudo. Devi fare queste cose per essere famoso. Questo è il messaggio.

Credo che se la Mattel facesse Alice avrebbe probabilmente il seno grandissimo.
Ha delle tette enormi, ma è una dodicenne. (ride) Come dire, non è minacciosa ma provocante. Non sarebbe mai stata una formosa anni cinquanta. Questa è un altra cosa, pensando alle donne degli anni cinquanta che erano forti ma grosse, ora c'è il culto della donna piccola e indifesa. Diventa tutto molto confuso quando disegni le tette o non le disegni perché la dimensione del seno in relazione al resto del corpo è come un indice di potere.

Ma è indicativo del fatto che la forza fisica è sopra al potere della mente?
Non so. Pensavo solo a quante volte ho dovuto affrontare la questione se disegnare le tette o no. E' determinante per l'età del personaggio. E' sempre una questione molto confusa perché io non voglio farle troppo grandi, perché gioca nello strano ambito del  feticismo per tette nei manga Giapponesi. Ma poi se le fai troppo piccole e lei ha dieci dodici anni, rientra nell'area misteriosa della pedofilia. Così non so mai cosa fare delle tette, quando disegno.

E' triste che questo sia il problema più grosso che tu abbia incontrato disegnando Alice.
Certo, perché come dire, dovrebbe essere più grande? Ma poi farla troppo sexy non va bene. E' stato dispersivo. Il suo personaggio nella storia è potente e impegnativo mentalmente. Voglio dire, volevo renderla interessante, ma l'esser sexy è una sorta di cosa nota.

Ma poi con questo s'incorre nello stereotipo che non puoi essere bionda con delle tette grandi e avere argomenti intellettualmente forti.
Sì, non puoi avere entrambi. E' un enigma, giusto? Poi non può essere brutta, vero? Non è possibile avere una ragazzina brutta, non è ammissibile. E' divertente, disegnare queste cose e cercare di modificarle e pensare a tutti gli indizi visivi.

Naturalmente Los Angeles e Orange County sono stati la massima fonte d'ispirazione per il tuo lavoro, ma ora tu vivi nel bel mezzo del bosco non lontano dall'Oregon. Che effetti ha il tuo nuovo ambiente sul tuo lavoro?
Sono nata e venuta su a Los Angeles e credo che non sia una bell'idea vivere tutta la tua vita sempre nello stesso posto. Credo che sia bene spaventare te stessa e, se ne hai il  motivo, cercare di cambiare situazione. Volevo stare più vicina alla natura. Volevo vivere nella natura, ma veramente nella natura, e non essere circondata sempre dalle comodità.
La zona in cui viviamo è molto bella. E' sui confini tra la National Forest e il National Park, così è un area protetta. Tutto ciò è molto illuminante perché ci sono degli ecosistemi ancora intatti e delle sequoie giganti, tutte queste cose che sembrano mistiche. In un certo modo mi rende triste perché sento che non sono rimasti molti altri posti come questo. Ne abbiamo distrutti tanti... non so per quanto tempo durerà qui nella società, ma vorrei essere in grado di viverci prima che venga distrutto.

Traduzione di un'intervista rilasciata da Camille Rose Garcia a Nicole Power il 12 Febbraio  2010 sul sito Suicide Girls


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